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Cyber News Knowledge Base

Le sfide del Threat Hunting per il SOC

Le sfide del Threat Hunting per il SOC

Quali sono le sfide affrontate dal SOC nella caccia alle minacce?

Nel panorama digitale odierno, le tecniche di attacco messe in atto dai cyber criminali sono sempre più sofisticate ed efficaci.

Le minacce informatiche diventano frequenti ed imprevedibili e spesso è difficile rendersi conto dei pericoli che si manifestano all’interno dell’infrastruttura IT, come dimostrano le difficoltà dei team di Security Operation Center (SOC) nelle attività di Threat Hunting.

Ecco un elenco dettagliato delle sfide più comuni, che includono aspetti operativi, tecnici ed organizzativi.

  1. Complessità delle minacce avanzate

Gli attaccanti utilizzano tattiche, tecniche e procedure (TTPs) sempre più sofisticate per eludere i sistemi di rilevamento automatici, come malware senza file (fileless malware), traffico cifrato o tecniche di movimento laterale. Questi metodi avanzati richiedono un approccio proattivo per essere identificati.

Le minacce emergenti spesso non corrispondono a modelli conosciuti o regole predefinite, rendendo difficile il loro rilevamento con strumenti tradizionali.

  1. Limitazioni delle risorse umane

La mancanza di personale qualificato rappresenta una sfida significativa. Molti SOC non dispongono di analisti esperti in threat hunting, il che limita la capacità di condurre indagini approfondite.

La gestione del carico di lavoro è critica: i team SOC sono spesso sovraccaricati da migliaia di alert giornalieri, lasciando poco tempo per attività proattive come il threat hunting.

  1. Mancanza di tempo e priorità

La maggior parte dei SOC dedica la maggior parte del tempo alla risposta agli incidenti e alla gestione degli alert, trascurando le attività di caccia alle minacce. Secondo alcune statistiche, solo una minima percentuale degli alert critici viene effettivamente investigata.

  1. Complessità degli strumenti e dei dati

L’analisi dei dati provenienti da fonti diverse (endpoint, traffico di rete, sistemi cloud, ecc.) richiede strumenti avanzati e competenze specifiche. Tuttavia, l’integrazione e la correlazione dei dati tra questi strumenti possono risultare complesse e dispendiose in termini di tempo.

I processi manuali necessari per raccogliere e validare le prove rallentano l’efficienza complessiva delle attività di threat hunting.

  1. Budget limitato

La mancanza di fondi adeguati per implementare piattaforme dedicate al threat hunting o per formare il personale rappresenta un ostacolo significativo per molti SOC.

  1. Necessità di collaborazione e feedback

Una sfida comune è la mancanza di integrazione tra le attività di threat hunting e le operazioni quotidiane del SOC. Se i risultati delle indagini non vengono condivisi con altri team (ad esempio, ingegneri delle regole di rilevamento o team di risposta agli incidenti), si perde l’opportunità di migliorare le capacità difensive complessive.

  1. Evoluzione continua del panorama delle minacce

Il panorama delle minacce cambia costantemente. Ciò richiede ai team SOC un aggiornamento continuo sulle nuove tecniche degli attaccanti e sulle vulnerabilità emergenti.

  1. Difficoltà nell’automazione

Sebbene l’automazione possa supportare il threat hunting, molte attività richiedono ancora un intervento umano significativo, soprattutto quando si tratta di analizzare comportamenti anomali o sospetti che non seguono schemi predefiniti

Come si integra la caccia alle minacce nelle operazioni quotidiane

  1. Automazione e strumenti avanzati

L’uso di tecnologie come SIEM (Security Information and Event Management) consente al SOC di automatizzare il rilevamento delle minacce e la correlazione degli eventi. Questi strumenti aggregano dati da più fonti e utilizzano l’intelligenza artificiale per identificare anomalie che potrebbero indicare attività dannose.

Regole di threat hunting automatizzate, basate su indicatori di compromissione (IoC) e modelli comportamentali, riducono il carico manuale degli analisti, consentendo loro di concentrarsi su indagini più complesse.

  1. Integrazione della Threat Intelligence

La threat intelligence fornisce dati aggiornati sulle minacce emergenti, aiutando il SOC a perfezionare le policy di sicurezza e a identificare segnali di compromissione. Questa integrazione consente agli analisti di anticipare gli attacchi piuttosto che reagire solo agli incidenti.

Condividere informazioni tra team e settori diversi migliora la collaborazione e la capacità del SOC di affrontare minacce complesse.

  1. Monitoraggio continuo e proattività

Il SOC deve monitorare costantemente l’infrastruttura IT per identificare attività sospette in tempo reale. Questo include l’analisi dei log, la telemetria degli endpoint e il traffico di rete per rilevare movimenti laterali o malware nascosti.

La caccia proattiva alle minacce si basa su ipotesi guidate da vulnerabilità o comportamenti anomali, che vengono verificate attraverso query sui dati raccolti dal sistema.

L’efficacia di SG-SOC nella caccia alle minacce

SG-SOC as a Service di CyberTrust 365 rende più efficaci le operazioni di Threat Hunting integrando al suo interno diversi componenti che agiscono sinergicamente per individuare in modo proattivo le vulnerabilità nascoste e sviluppare attività di remediation in tempi brevi.

Ecco alcuni elementi distintivi che permettono al team di SOC di concentrarsi sulle minacce più importanti:

  • Piattaforma proprietaria SGBox SIEM & SOAR che invia le informazioni di sicurezza dettagliate e attiva contromisure automatiche.
  • Threat Intelligence proattiva, con monitoraggio della superficie esterna di attacco e analisi del Dark Web.
  • Funzionalità di Advanced Log Management di SGBox e Vulnerability Assessment per individuare e prioritizzare le vulnerabilità presenti all’interno dell’infrastruttura IT aziendale.
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